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      Costui era dotato di quell'ingegno specialissimo, a cui riescono agevoli tutte quelle discipline che non hanno viscere, e che al più degli studiosi presentano insuperabili difficoltà. Era un uomo non cattivo; viveva e lasciava vivere; era modesto, pacato, non pretendeva nulla, non offendeva nessuno. Ma sebbene paresse fatto di ghiaccio, e nella maggior parte delle quistioni fosse inclinato alla mitezza la più indulgente cogli avversarj, toccato nelle cose di religione, mandava di repente fuoco e fiamme, e, contrariato, muggiva come un tigre ferito. In conclusione, pare che fosse un po' tocco nel cervello, e che le facoltà dello spirito che più aveva ricevute perfette dalla natura, e più aveva esercitate, avessero provocato uno strano squilibrio nelle altre. Barnaba Oriani, che aveva studiato seco, lo qualificava per quel furioso cretino pieno di sapere. Gli altri astanti erano stati frati di varj ordini regolari, di quelli che Giuseppe II, il quale aveva fatto male anche il bene, dall'oggi al domani aveva gettati senza ricovero e senza pane sulle pubbliche vie, provocando per essi nelle moltitudini una pietà, che quei frati aboliti non avevano meritato per sè stessi, ma che meritavano come uomini aventi il diritto di vivere, e di non sentire la necessità di confederarsi alla colpa per vendicarsi dei concittadini secolari, e di quel monarca esaltato e presuntuoso, che fece parere atti di tirannia crudele e insopportabile, anche le più benefiche riforme volute dalla filosofia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Oriani Giuseppe II