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      Ma, per lasciare la moralità in pace, il bel dragone si mise in prima a sedere, poi, dovendo rispondere a cento domande che le rivolse la contessa, fu costretto a piegare la testa verso di lei; poi, piegando la contessa la propria per dirgli qualche cosa in segreto, contro le prime regole fondamentali del galateo, le due persone, che si trovavano fra lei e il Baroggi, dovettero alzarsi per forza, e avviare la conversazione in un altro crocchio; esempio che, l'uno dopo l'altro, tutti imitarono, maledicendo l'importuno e anche odiando un po' quella capricciosa donna, che non temeva di farsi scorgere da tutti. Il Baroggi, finchè stava con lei, tanto era affascinante quell'atmosfera ond'ella avvolgeva chi le stava presso, sebbene pensasse a troncare ogni relazione con la contessa, pure non poteva a meno di cercare quelle espressioni e quelle parole che piaciono tanto alle donne innamorate, e alle quali esse danno qualche volta l'importanza di un contratto firmato. Or avendo parlato in modo che la contessa se ne sentisse tutta quanta inzuccherata, ella non pensò un momento solo a stare in sulle ripulse quand'ei la pregò a voler permettere che per quella sera l'accompagnasse in teatro.
      - Che cosa dirà la cittadina R...? gli chiese però la contessa, sorridendo.
      - Pensi pure e dica quello che vuole.
      - Il cittadino R... e il general Lechi sono tornati a Milano.
      - Da quando?
      - Come? non lo sapete?
      - Davvero che non so nulla.
      - Non è una bugia questa?
      - Da soldato d'onore torno a ripetere che non so nulla.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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