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      A tale notizia io rimasi ancora più stupito, perchè non mi pareva vero che donna Paola Pietra, e la contessa Clelia, che avrebbe dato il sangue per la sua figliuola, fossero e l'una e l'altra congiurate ai danni della medesima. A tutta prima dunque pensai che non era quello il momento opportuno per andare in quella casa; chè certissimamente sarei stato accolto malissimo come una persona di più in quel parapiglia domestico. Tuttavia, dopo alcuni dì, sfacciatello com'era, mi risolsi, e un bel mezzogiorno entro in casa Pietra.
      «Annunciato e introdotto dal servo, mi trovo innanzi a donna Paola; fresco di Parigi e colla fumana degli adolescenti che vogliono far l'uomo, dissi in sull'istante mille cose a quella donna veneranda, e senza più avventuro una congratulazione sul matrimonio della contessina. Donna Paola non rispose al primo, poi soggiunse: - È vero - ma non si fermò su quel tasto, e passò ad altro, e mi chiese dei viaggi fatti da me col papà e la mamma, e del come erami venuto educando, e che cosa avrei voluto fare in avvenire, ecc., ecc. - Io risposi di conformità, e partii, ma col fermo proposito di ritornare ancora, perchè era pur sempre quella cara Ada ch'io volevo vedere.
      «Qui, sebbene mi sia proposto di essere brevissimo, perchè toccherà poi allo scrittore a distendere in lungo e in largo e a far diventare arte questo cencio di carta, pure non posso far a meno di dir qualche cosa di me stesso. Sono le consolazioni della vecchiaja che si volta indietro a dare un'occhiata al passato.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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