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      - I debiti, l'avvilimento, la prigione non mancarono di fare un certo effetto sull'animo di quel giovane, il quale, cosa strana, si acconciò a scrivere una lettera allo zio. Siccome era d'ingegno e d'animo versatile, e dall'oggi al domani si trasformava come un camaleonte, così trovò il modo, secondo dicevasi per la città, di scrivere una lettera allo zio così affettuosa, toccante ed eloquente, che lo zio si lasciò smuovere, e, chiamati i creditori, venne con loro a convenzione, e, aggiustato alla meglio il disastro economico del nipote, gli assegnò una pensione ragionevole perchè potesse vivere con decoro e con tranquillità, promettendo che a seconda dei diporti la pensione avrebbe anche potuto crescere. Infatti, ritiratosi in campagna, il giovane visse per quasi un anno una vita esemplare; tanto che, quando veniva a Milano, o lo si vedeva in teatro, ciascuno lo compiangeva, e malediva l'avarissimo zio perchè lo condannava a vivere così allo stecco; e allora lo zio, a cui vennero all'orecchio codeste dicerie, lo mandò a chiamare per fargli una proposta.
      «La proposta fu che, giacchè per molti indizj avea mostrato di poter essere anch'egli come tanti altri, un giovane savio e assestato, così si preparasse a prender moglie; in tal caso il signor zio gli avrebbe fissata una rendita degna della sua condizione e della sposa, e per di più lo avrebbe nominato suo erede. Il nipote accettò; la sposa era già preparata, giovane, bella, ricca. Il matrimonio si fece; ma colla ricchezza ricominciarono i capogiri del giovinotto; e gli sciali, e i giuochi, e le donne e il diavolo a quattro; e non finì un anno, che la consorte, la quale fu donna Giulia Rodriguez de Arevolo, figliuola unica, morì, il mondo disse, per un calcio dato dal marito furioso a lei che era incinta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Milano Giulia Rodriguez Arevolo