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      Non si abolisce, ma si riforma, se c'è da riformare; ma si rispettano le più antiche e le più care tradizioni di una città, di una patria. In famiglia si può rimproverar la sorella, la madre, ma non si sopporta che altri le schiaffeggino. È codesta una legge di natura. È dunque una mia opinione che l'odio dei Lombardi, voglio dire dei Lombardi italiani, per il dominio austriaco, se non cominciò affatto con Giuseppe II, s'inviperì allora per la prima volta, e si manifestò per mille indizi. Il mezzo più sicuro con cui un governo può inimicarsi i governati è quello di attestar per essi in pubblico il proprio disprezzo, col rifiutare e respingere tutto ciò che fu il portato delle loro consuetudini e della loro sapienza tradizionale. I sudditi ragionevoli possono acconciarsi a pagar tasse esorbitanti; possono chiamarsi gloriosi di mettere ai piedi del trono i loro averi, perchè un tal sagrificio è giustificato dalla necessità o dalle sue apparenze, e perchè la dignità di una nazione o di una parte di essa non ne rimane offesa. Ma guai se si pretende di sconquassare ciò che costituisce la fisionomia caratteristica d'un paese.
      «I veri sapienti onde allora era cospicua la città di Milano ben potevano essere incaricati non della distruzione, ma della riforma ragionevole del Senato, ed essi medesimi dovevano poi venir chiamati a farne parte e ad esserne il decoro e la gloria. - Ma Giuseppe II si credeva al disopra di tutti, anche per l'intelligenza; e quanto alla Lombardia, senza conoscerla mostrò di disprezzarla in più d'un'occasione.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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