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      Come è amaro il pensiero che una smisurata ambizione abbia poi soffocato questo naturale affetto!!
     
     
      V
     
      Berthier ebbe dunque dal Direttorio l'incarico della spedizione romana, perchè così avea consigliato Bonaparte; e l'italiano di Corsica, Cervoni, fu l'alter ego di Berthier, perchè Bonaparte avea voluto che Berthier lo volesse.
      Il vincitore di tante battaglie deve aver previsto che quella non doveva essere una spedizione nè disastrosa nè difficile, ma soltanto un viaggio militare.
      Ciò per altro non aveva pensato Berthier, che si mise alla testa delle truppe affidategli come se andasse ad una assai ardua impresa, e passato Ancona, dove non accolse i messi del papa, e inoltratosi in mezzo alle gole degli Appennini, trasse innanzi con grande circospezione, temendo ad ogni piè sospinto ostacoli ed agguati. Ma, con grande sua meraviglia, giunse fin sotto a Roma senza trovare un drappello di soldati papalini, tanto che vide non rimanere a lui per allora altra cura che di provvedere all'ingresso trionfale.
      Nel Diario del Camillone leggiamo, che primi ad entrare in città per la porta del Popolo furono due squadroni di usseri. Ei si diffonde a parlare del colonnello che li comandava, «il quale, soggiunge, era un milanese di Milano, il più bel soldato che mai si vedesse al mondo». E poco appresso gli fa il nome; così che non abbiamo nessun dubbio di asserire, ch'esso era nientemeno che il conte S..., il marito di donna Ada e il a padre di donna Paolina.
      Qui comincia per noi l'opportunità di far camminare di pari passo e senza fatica i pubblici avvenimenti coi fatti privati.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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