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      Il fatal Dio pur degli Dei sgomento.
     
     
      LIBRO DECIMOTERZO
     
     
      Roma e Chateaubriand. - Voltaire e Shakespeare. - Massena e donna Paolina. - Padre e figlia. - L'attore Rosier. - La statua di Pompeo. - L'antico Cesare e il repubblicano Bonaparte. - I colonnelli Paoli e Ballabio. - Il sepolcro di Cecilia Metella.
     
     
      I
     
      Siamo ancora in Roma, la città eterna; che consolazione! il solo dolore è che non ci siamo che colla fantasia. O Roma, al pari e più di Venezia, com'è naturale, tu fosti descritta e illustrata, e ben trattata e maltrattata, e contraffatta e svisata da migliaja di scrittori. Degli eruditi non parliamo; dal più al meno s'attennero al positivo e ai documenti; ma gli scrittori-poeti! che scempio ne han fatto... ovvero sia, come si mostrarono amanti infidi e bugiardi, forse per eccesso d'entusiasmo! L'ultimo dei celeberrimi e dei più immaginosi fu Chateaubriand, il quale, di certo, col suo largo pennello e co' suoi colori smaglianti ne ritrasse la prospettiva, lasciandone sulla tela la macchia generale forse con più verità di tutti; ma nei particolari, ma nelle considerazioni poetico-istoriche, quante falsità, quante alterazioni, quante allucinazioni, crediamo, involontarie!
      Allo scopo di esagerare, per l'amore delle antitesi, che sono il delirio dei poeti, la decadenza materiale di Roma, incaricò persino il Tevere di essere afflitto e di aver voluto ritirarsi, per la gran vergogna, in un angolo della città, non d'altro occupato che di somministrare le sue acque, che, sole, rimasero bionde come in antico, a lavare i lini sudici dei neonati Quiriti.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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