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      Il Baroggi, finchè s'era trovato in compagnia della fanciulla, bevendo la voluttà dell'affetto corrisposto non aveva mai dato importanza a quelle dicerie, solo accagionando di mal animo e d'invidia quelli che gli avevan parlato in quel modo. Ma tutte quelle accuse, che non gli avevan lasciato che una traccia lieve nella memoria, quando vennero a mancar le lettere, levarono il volo repentino, come augelli di sinistro augurio, ad oscurargli la vista e a circondarlo di sospetti orrendi. Un sospetto basta che appena spunti, che tosto è gigante e veloce, e trascina la immaginazione spaventata a inventar fatti, che non stanno nemmeno al possibile.
      La cosa si prolungò per qualche tempo. Il capitano non scrisse più lettere nemmeno lui. Il silenzio del Baroggi provocò in donna Paolina i medesimi sospetti ch'egli provava per lei. Ella ricordavasi degli amori galanti che aveva avuto colla contessa A..., colla R..., con altre di Milano. - «Quel che ha fatto qui, potrà farlo altrove», pensava; e si tormentava pensandolo, e non aveva requie e non mangiava e non dormiva, e dimagrava un giorno più dell'altro... ma continuava in lei l'ostinazione di tacere e di non scriver più lettere... Codesta ostinazione era generata dall'idea che il suo Baroggi (e ciò avveniva nei momenti meno infelici, che non dubitava di lui), stanco di quella lontananza senza corrispondenza, avrebbe preso qualche partito disperato e risolutivo.
      In casa, intanto, la contessa Clelia, vedendo quella sosta delle lettere, quel silenzio della fanciulla, che non parlava mai, che non si lamentava mai, perchè il dolore, quand'è profondissimo, è muto, si argomentò di poter finalmente tentare una parola per dissuaderla da quel matrimonio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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