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      La contessa colla sua dialettica fredda ed inesorabile come l'algebra e la geometria, che rimasero le consolatrici estreme della sua tarda età, si provò a dimostrare coll'amico del Baroggi, che se si fosse riuscito a togliere di mezzo quel malaugurato matrimonio, si sarebbero scansati infiniti guai; chè, essendo tempi di guerra, e il Baroggi essendo un soldato, ed un valorosissimo soldato (qui la lode fu abbondante perchè giovava al suo intento), le probabilità della morte erano tante e così vicine, che la povera fanciulla, dato che avvenisse quel che tutti i giorni avveniva, certo ne avrebbe dovuto soffrire assai più che col cercar di dimenticare quel giovane. Parlò inoltre della mancanza dell'assenso del padre della fanciulla, il conte colonnello S..., del carattere suo, onde non si sarebbe mai piegato a concedere quel permesso; degli affanni interminabili che sarebbero sorti per la fanciulla, pel Baroggi, per la famiglia, quand'anche la fortuna avesse conservata la vita al giovane capitano.
      L'amico del Baroggi rispose di conformità, con abbastanza eloquenza anche lui, anzi con un'eloquenza più liscia, più spontanea e più naturale, perchè la ragione era dalla sua parte; ma la contessa Clelia non si lasciò smuovere per questo, e:
      - Lasciate fare a me e al tempo, disse, e tra pochi anni la fanciulla mi benedirà, e il capitano, o sarà morto, o ne avrà sposata un'altra, e della figlia di mia figlia appena si ricorderà.
      - Che cosa dunque devo dire al capitano? conchiuse il di lui amico.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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