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      E, senza ch'ella medesima quasi il sapesse, pensava già a tener conto di quella bontà, a tentare di rivolgerla tutta a proprio vantaggio; ma, pur troppo, in quello sguardo fiero e saettante del colonnello, in quell'attitudine troppo militarmente spavalda e come provocatrice, non gli parve ravvisare un segno solo che la incuorasse.
      - Ed ora che si fa? disse rivolgendosi al Baroggi quando l'ufficiale fu partito. Io mi sento opprimere... Oh Dio, che cosa abbiamo mai fatto?...
      Il Baroggi, più che per lo sgomento, rabbrividì a quelle parole, che rivelarono per la prima volta un sintomo di pentimento nella sua Paolina.
      - Che si ha a fare? soggiunse poi con calma ostentata; partire senza perder tempo. Io non ho nessun obbligo di presentarmi al generale.
      Donna Paolina tacque, e piegò la faccia sul petto.
      E il suo volto erasi coperto di quel pallore madido, che accusa un vicino abbandono dei sensi.
      L'ufficiale intanto aveva fatto il giro dello scaglione, e stava già parlando al generale Massena. Il Baroggi guardava attento, e vide dopo brevi istanti alzarsi il colonnello.
      Questi infatti, sentito dall'ufficiale che quel capitano dei dragoni era un Baroggi di Milano:
      - Oh è gran tempo, troppo tempo che non vedo la faccia di un Milanese; son curioso di sapere da lui molte notizie di laggiù: vorrei sapere anche qualche cosa della mia famiglia; così mi si risparmierà la noja dello scrivere, e la peggiore di ricevere delle risposte.
      - Ha paura di annojarsi, prese allora a dire ghignando un colonnello di fanteria che gli stava presso, e sono più di tre anni che non scrive una riga a sua moglie; e l'unica sua cura, quando cambia di guarnigione, è di non far mai sapere a casa dove è stato traslocato il suo reggimento.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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