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      E in quella un uomo di Trastevere, tarchiato e terribile e con una testa da Caracalla:
      - E son qua io, gridò, per Cristaccio! dov'è sto Giulio? dov'è? ch'io lo spaccerò io, lo spaccerò.
      Quel popolano di Trastevere fu in breve seguito da gran moltitudine di compagnoni, che tutti si misero a gridare ad una voce: morte a Cesare! vogliam vedere Cesare morto!
      Il tumulto andò tant'oltre, che l'appaltatore si recò dal generale Massena, supplicandolo perchè provvedesse a metter fine colla forza a tanto disordine.
      - E che ci ho a far io? Tocca a voi a tirarvi di impaccio, rispose il generale. Dopo tutto, che difficoltà avete a improvvisare in vista del pubblico e ai piedi della statua di Pompeo la scena che avete gridato di dentro?
      - Nessuna difficoltà, ma Giulio Cesare è fuggito.
      - Come fuggito?
      - Per paura che il popolo lo pigliasse davvero per il Cesare di diciotto secoli fa, lasciò andar giù in fretta e toga e manto, rivestì i proprj panni e se ne andò.
      - Ma in che modo se ne andò, se il palco è nel mezzo dell'anfiteatro?
      - Tanto fa, non c'è più. Bisogna che il popolo non l'abbia riconosciuto.
      Il fatto strano fece ridere anche il generale, che rideva poco e aveva tutt'altro per la testa; poi soggiunse:
      - Se l'antico e vero Cesare avesse fatto come costui, forse il mondo avrebbe pigliata un'altra strada.
      - Ma or che si fa, generale? Sentite come il popolo urla laggiù. Guardate che già piglia d'assalto il palco scenico.
      Il generale non si moveva, e guardava, e non dava ordini. Pareva che prendesse gusto a quella scena.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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