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      - Bada a te, che ciò non sia per il peggio.
      - Continuar questa vita non è sopportabile in nessun modo. Meglio star peggio che star così.
      Detto questo, si distolse da lui e si gettò a sedere, pensando seriamente quello che doveva fare.
      Ella, quantunque fosse assai giovine, pure aveva già quel che si dice un carattere, e quell'altra dote ancor più rara nell'adolescenza, la sicurezza determinata delle azioni.
      Fermò dunque risolutamente il partito di palesarsi in quella notte stessa al padre; pensò al modo più conveniente di prepararlo; s'immaginò il dialogo che ne sarebbe derivato; le conclusioni che si sarebbero sviluppate. - «Egli ha per me una deferenza speciale, pensava; di questo posso esser certa; d'indole bisbetica, iraconda, insofferente, come lo vuole il giudizio comune; con me, con me sola è gentile, amabile, quasi direi cedevole, obbediente. Quando sentirà, quando saprà ch'io sono la sua figliuola, naturalmente dovrà crescere in lui, in forza di questa rivelazione, quell'affetto che senti spontaneamente senza conoscermi. Non si protragga dunque più oltre un tempo così prezioso, e forse domani sarò felice.»
      Ma qui si fermò, e ripensando l'ultima parola che il conte le aveva rivolta, si andava conturbando, e diceva fra sè stessa: - Io ho tardato forse un po' troppo. - Dovevo parlargli jeri - l'altr'jeri. - Ma forse a quella parola io ho dato un significato di cui egli non aveva l'intenzione. Ma, in ogni modo, quand'anche fosse vero quello che penso, non è possibile che si converta a mio danno.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507