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      Come avviene in tali ritrovi, nel partire si univano in varie compagnie, a seconda che portava il bisogno di far la medesima via per la vicinanza delle dimore. Il capitano Baroggi diede il braccio ad una Aldobrandini, bellissima donna, la quale credendo che donna Paolina si fosse incapricciata del colonnello, e ciò al capitano non desse molt'ombra, aveva messo l'occhio a quel posto, quando mai fosse rimasto vacante; anzi aveva già inoltrato la sua petizione ambidestra, con quel garbo astuto e insidioso di cui le donne sono maestre inarrivabili. Altri s'erano uniti ad altre. E donna Paolina s'era appoggiata al braccio del conte S..., il quale, rallentando il passo, lo misurò in modo da rimanere l'ultimo della processione.
      - Dunque, o cara, che cosa avete a dirmi? Così il conte pel primo cominciò un dialogo, dal quale si attendeva di esser fatto retrocedere al mondo primiero della sua fortunata gioventù.
      - Oh! io sono infelice, rispose donna Paolina.
      Tanto le donne esperte quanto le fanciulle inesperte vanno sempre d'accordo nel mettere innanzi quest'antifona, allorchè vogliono stringere qualcuno nella loro rete. E però il conte S..., che in tanti amori passati ricevette sempre quelle petizioni muliebri, segnate appunto col perpetuo bollo dell'infelicità, non ebbe torto se a quell'esordio del dragone angelico: - Or ci siamo, pensò; ma non poteva andare altrimenti! - Tanto si teneva certo!
      - Io sono infelice, continuava la fanciulla, e voi solo, una vostra parola può farmi la più felice delle donne.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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