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      Il capitano e donna Paolina, in quella desolata condizione che è facile imaginare, stavano risolvendo di lasciar Roma in quel dì stesso, quando i due colonnelli si fecero annunciare. - Non era il caso di rimandarli, per quanto i due giovani desiderassero di star soli, e così furon fatti entrare. - Donna Paolina era in veste femminile, e sul viso portava i segni del pianto recente. - Il giovane capitano era tutto scombujato e stravolto; però, infilata in fretta l'assisa di dragone, accolse i due venuti con tutta quella cortesia che gli fu possibile, e li fece sedere.
      - Signor capitano, disse il Ballabio, credo che indovinerete il motivo della nostra visita.
      - Potrei sospettare qualche cosa; ma cogliere nel punto giusto non saprei veramente. Sareste forse colleghi ed amici del conte S...?
      - Per l'appunto, capitano, e ci rincresce di esser qui con un'altra veste, di cui volontieri avremmo fatto senza.
      - Parlate, signori.
      - Il conte colonnello S... si crede e si chiama offeso e disonorato da voi; disonorato nei rapporti della famiglia e nella fama dell'unica sua figliuola. Perdoni, signora, disse poi il Ballabio rivolgendosi a donna Paolina, s'io mi faccio lecito di parlare così. Ma pur troppo abbiamo dovuto accettare da vostro padre il delicatissimo mandato. La fortuna potrebbe però fare in modo che ciò sia per il meglio.
      - Comprendo tutto, rispose accigliato il Baroggi. Ma il conte avrebbe almeno dovuto sentir noi due prima. Io non ho disonorato nessuno, e fu appunto per conciliare ogni cosa col decoro del casato, che in faccia a Dio e alla santità delle intenzioni ed alla sapienza degli uomini non guasti dagli infesti pregiudizj di casta, io solennemente dichiaro costei mia moglie; è appunto, ripeto, per conciliar tutto col dovere, col decoro della pubblica opinione, che noi intercediamo il perdono e l'ajuto del conte colonnello.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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