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      Al 18 brumajo avea tenuto dietro il consolato, e l'imperatore di fatto erasi già rivelato nella unità di Bonaparte collocato fra gli zeri di Cambacerès e Lebrun; e in seguito venne l'impero e il regno, e l'annuncio di una monarchia universale, e il Giove Ottimo Massimo, cogli stivali alla dragona, e la non olimpica ventraja, ed il capolavoro della battaglia d'Austerlitz, che, al par di tutti i capolavori dell'arte, infranse le regole della grammatica campale, fin quella che ingiunse agli eserciti di non prendere le mosse che in primavera. Al capolavoro d'Austerlitz e alle altre battaglie prodigiose avea seguito quella pace di Tilsit, che segnò il punto più eccelso dell'ascensione di Napoleone; e là, se egli si fosse fermato, ben altri avvenimenti la storia avrebbe avuto da raccontare ai posteri, ed il cammino dell'umanità avrebbe forse dovuto piegare per sentieri non sospettati da noi. Ma l'eccessiva altezza mise il massimo degli uomini troppo presso alla fonte della luce, ed ei ne rimase così abbagliato da non vedere più le proporzioni degli uomini e delle cose.
      Siamo in Milano, la capitale del regno italico, la regina di settantanove città, la sede del governo, la gran fiera dei pubblici impieghi, il convegno di tutti gli ambiziosi d'Insubria, il palco scenico di tutti quelli che devono o vogliono rappresentare qualche parte nella grande epopea drammatica di quel tempo; la Babylo Minima, in una parola, di Ugo Foscolo, la quale faceva da succursale alla Babylo Maxima di Parigi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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