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      La Falchi aveva passati quei trentacinque anni, che per l'uomo sono il mezzo della vita, secondo il computo dantesco, ma per la donna ne son quasi i due terzi. Bella veramente non era mai stata; ma le forme del corpo ebbe maestose e dense e appetitose; e nel volto, dal naso adunco e dagli occhi grifagni, scorreva una certa protervia salace, che non dispiaceva agli uomini poco esteti e frolli, i quali antepongono lo strutto all'olio di Nizza! E altre dame dell'antica e della recente aristocrazia vennero in seguito; e per più di mezz'ora la processione delle carrozze sostava ogniqualvolta c'era da deporre o qualche principe, o qualche marchese, o conte, o generale, o colonnello, o capo squadrone, o tenente, o sottotenente che appena avesse avuto da pagare il fiacre.
      Ma è tempo di uscir dalla folla esclusa dalle aule regali; e d'involarci alle morbose influenze dell'aere nebbioso e rigido, e di approfittare del nostro invito e del nostro frack per salire al piano superiore, a diguazzarci nel mare luminoso, dove la storia può fare i suoi riassunti ballando la contraddanza o bevendo un bicchiere del napoleonico Chambertin.
      Entrando nelle sale del palazzo reale di Milano nel 1810, la recente magnificenza era tale, che per alcuni momenti lo sguardo si fermava alle vôlte, alle pareti, agli arazzi, agli specchi, alle statue, ai dipinti prima di guardare alle persone che l'affollavano. Fra tutte poi, la sala del trono era quella per entrar nella quale bisognava attender qualche ora, perchè da non molto tempo erano stati scoperti i dipinti a fresco dell'Appiani, rappresentanti l'Apoteosi di Napoleone colle figure simboliche che le fanno corredo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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