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      Ora l'affetto non s'impone, non s'imprigiona, non s'ipoteca; come tutti gl'imponderabili, esso non può essere contenuto in nessun recipiente. I poeti e gli storici ci hanno assicurato, che la donna non fu mai tanto idealizzata, rispettata, idolatrata come nel medio evo, perchè in quel tempo s'introdusse l'invenzione delle così dette regine delle feste e dei cuori. Ma se i nomi sono speciosi e lusinghieri, e se le apparenze sono belle e buone, cari i miei poeti sempre pronti a scaldarvi d'entusiasmo, storici egregi sempre corrivi a far dei sistemi, abbiate la bontà di considerare che invece non fu mai tanto materializzata la donna come dal giorno che, per assicurare la loro fedeltà corporea, fu messa la ceralacca sul loro pudore, come se si trattasse di uno scrigno da consegnarsi al tribunale. Non è così che si rispetta la donna, signori storici e poeti.
      Gli uomini del mondo romano, che voi avete condannati come dispregiatori e conculcatori della dignità delle donne, si fidavano, o fingevano almeno di fidarsi, della loro parola. È un bel tratto di cortesia. Le donne, sul terreno dell'amore e della fedeltà, eran le sole custodi responsabili di sè stesse. È a questo patto che si rispettano. Ora il conte Aquila era un vero barone del medio evo. In attestato della più profonda devozione all'onore di sua moglie, se avesse dovuto fare un viaggio armato in Terra Santa, avrebbe prese tutte le misure per assicurarsi che non sarebbe stato violato il casalingo tesoro. Ma il signor conte, al pari di qualunque cavaliere della spedizione di Palestina, faceva i conti senza l'oste.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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