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      Ora la conquista di quella donna era considerata dal bel mondo fuori affatto di ogni sfera di probabilitą. Ella era forte e impenetrabile come il diamante; e, d'altra parte, il marito faceva assolutamente paura; paura mescolata di ammirazione, quando anche non voluta. Egli era uno di quegli uomini rari, che esercitano sugli altri un fascino arcano, sebbene potesse essere un fascino odioso. Anche il duellista pił intraprendente, pił sfacciato e provocatore, non avrebbe mai voluto aver brighe con quell'uomo lą.
      E il conte si accorse di tutto ciņ; ed anche la contessina leggiadra se ne accorse, e, diciamolo pure, con un certo rammarico. Aveva toccati i venti anni; lo sviluppo fisico avea raggiunta la sua massima pompa; il sangue, che non domanda il permesso al signor curato, cominciava a bollire fieramente, ned ella conosceva il segreto del ghiaccio, tanto usufruttato da S. Francesco. Vedeva pertanto e guardava e contemplava gli attraenti splendori della vita viva, come il povero Mosč condannato a vedere in lontananza i grappoli della terra promessa, ed a morire senza poter mettervi il labbro. Povera contessina Amalia!
      Per qualche tempo i nuovi pensieri passavano e ripassavano nella mente di lei senza fermarsi. Ella versava in quello stato di apatia incresciosa, senza gioja e senza dolore, che lascia gli occhi oziosi al pianto e rende il labbro incapace al riso. Stato molto simile a quel malessere indefinito, che alla lontana suole annunziare nel corpo umano lo sviluppo di una malattia di carattere.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





S. Francesco Mosč Amalia