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      Ma se la cura profilattica e l'acqua imperiale può giovare talvolta nei turbamenti fisici a far dileguare il germe d'una infiammazione futura, pei turbamenti del cuore, che sono necessità della fisiologia sentimentale, non v'è acqua imperiale che giovi. Se non è oggi sarà domani; ma il giorno dell'eruzione è inevitabile.
      Senza annojare il lettore col richiamargli alla memoria le grandi battaglie e le vittorie luminose ottenute da Napoleone nel 1809, gli diremo soltanto che quelle vittorie dovevano portare il disastro nel cuore della contessa. Che colpa ne avea Napoleone? D'altra parte, che relazione può avere la tattica e la strategia e il valor militare con una donna che vive in ritiro? In apparenza, nessuna. Se non fosse che, verso la fine del 1809, il vicerè Eugenio Beauharnais ritornò in Italia. Questi, per quanto ne portò la fama e per attestazione concorde dei prodi che avevano militato sotto di lui, si era coperto di gloria. I cittadini e gli uomini della pace, che da qualche tempo avevano cominciato, per delle cagioni anche giuste, ad avere in qualche uggia il vicerè, dovettero subire, volere o non volere, quel fracassìo di gloria. Gli uomini, che si erano intiepiditi a suo riguardo, lo celebrarono; i maldicenti cangiarono argomento; gli odiatori compresero le ire. Tutto questo in quanto al sesso forte. Rispetto al sesso debole, le cose avean proceduto e procedevano diversamente. Talune delle cagioni giustissime per cui i mariti, gli amanti, i fratelli, i cognati avean preso avversione per il vicerè, eran quelle cagioni medesime per cui alle donne invece era riuscito e riusciva tanto simpatico.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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