Pagina (1085/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La magrezza è un altro ingrediente che, in generale, non dispiace alle donne. Paride era magro, Leandro era magro, Abelardo era magro, Romeo era magro, Jacopo Ortis non lasciò nemmen tempo al tempo di farlo ingrassare; se poi il Petrarca era grasso, è perchè non doveva essere corrisposto; ma andiamo innanzi.
      Alle riviste militari tennero dietro le feste a corte; le feste in qualche casa patrizia, dove il vicerè si compiaceva d'intervenire. Fra tutte egli preferiva la casa Litta: casa proverbiale allora per la ricchezza e la cordialità. Il marchese Litta gran ciambellano, creato duca nel 1809, aveva una sostanza di più di 30 milioni, che oggi equivarrebbero a 60. Aveva il primo guardaportone del regno italico; il primo cuoco con nove mila lire di stipendio (la paga di un capo divisione di ministero); sopratutto possedeva il più sontuoso vasellame d'oro e d'argento che allora si conoscesse. La casa reale non arrivava a tanto. Baldassare avrebbe dovuto ricorrere a lui per adornare il suo festino. Il vicerè, che amava le pompe e gli sciali, e teneva dall'imperatore la commissione di eccitare il ricco patriziato a spendere e a rovinarsi, affettava per il duca Litta un'assoluta predilezione, allo scopo di far nascere imitatori e gare. Il vicerè si recò pertanto una notte ad una festa in casa Litta. Il conte Aquila che, sdegnando le aure di corte, si faceva sempre desiderare alle feste vice-reali, ostentò di figurare in casa Litta tra i primi amici del duca, non solo facendovi intervenire la moglie, ma adornandola con tanta pompa di gemme e di trine, che fu proclamata la regina della festa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Leandro Abelardo Romeo Jacopo Ortis Petrarca Litta Litta Litta Litta Aquila Litta