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      Però, quando si accorse che le maritali corna potevano fruttare qualche migliajo di pertiche di prati irrigatorj, egli tosto offerse il fenomeno di un amore eccezionale, di un amore cioè che cresce col cessare della gelosia. Lasciò pertanto andare, chiuse un occhio, anzi tutti e due, e solo si accinse a cavare il maggior profitto possibile da quella nuova posizione. Tutto questo in quanto ai conjugi; in quanto al vicerè è facile comprendere com'egli non desse nessuna importanza a quella relazione, come per conseguenza, placato il capriccio e satollato a piena gola, sentisse tedio di quella vivanda più nutriente che pruriginosa. La Falchi, insieme al pensiero dell'utile che potea ritrarre dai rapporti col vicerè, si sentiva anche lusingata dalla vanità. Ella non aveva avuta nessuna educazione squisita, e la sua stoffa morale era volgarissima; simili nature sentono la vanità più di tutte; a lei pareva di essere la viceregina. Benchè tanto astuta e perversa, convien confessare che in ciò era stolida la sua parte. Pavoneggiandosi dunque come se fosse una viceregina, non pensava a quel che era davvero, a quel che si diceva di lei, alla trista figura che faceva il suo signor marito. Una donna volgare amoreggiata da un alto personaggio, da un vicerè, da un imperatore, al giudizio degli uomini onesti appar più triviale e disonorata che se fosse amoreggiata da tutt'altra persona.
      La grandezza in questo caso e la possanza, invece di dar la luce, ottenebrano e corrompono. La ragione è che la donna non sembra attirata che dall'interesse; la ragione è che l'amore pare una cosa imposta come un tributo, come una tassa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Falchi