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      Il vicerè disse una parola di complimento al conte, e fece fare nello stesso tempo al cavallo due o tre impennate, che lo portarono innanzi d'un gran tratto e si volse come ad attendere il conte; il quale, sebbene di malavoglia, si trovò costretto a portarsegli di fianco. Così l'uno e l'altro si trovarono lontani dalla schiera comune.
      - Giacchè i cavalli, disse allora il vicerè al conte Aquila, ci han tratti fin qui, assecondiamo il loro capriccio, e teniamoci un po' in disparte dagli altri.
      Il conte non rispose, perchè non comprese. Beauharnais mise allora il cavallo a un trottino sollecito, che costrinse il conte a far lo stesso. Così in pochi secondi furono fuori affatto della vista altrui, e si trovarono in solitudine perfetta.
      - Perdonate, signor conte, se vi ho tratto fin qui.
      Il conte volse al vicerè uno sguardo, in cui la sorpresa non bastava ad ammorbidire l'orgoglio e un non so che di sdegnosamente imperioso da far dubitare chi dei due fosse il vicerè.
      Questi continuava:
      - Sapete, signor conte, perchè oggi il duca Litta ha dato questa caccia?
      - No, rispose asciutto il conte.
      - Perchè io ne l'ho pregato, soggiunse il vicerè.
      Il conte fece un movimento lieve colle spalle, quasi pensasse: E che m'importa?
      - E sapete perchè l'ho pregato, e a qual condizione?
      Il conte taceva.
      - L'ho pregato perchè desiderava di trovarmi con voi; e la condizione fu appunto che egli facesse di tutto perchè voi non mancaste. Mi rincresce che la illustrissima signora contessa abbia dovuto affrontar l'aria del mattino; ma io credevo che aveste a venir solo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Aquila Litta