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      Come sa il lettore, egli aveva espresso all'amica un grande interesse per quell'infelice signora. Vedendola cogitabonda e mestissima, gli parve che fosse quel genere di mestizia a lui troppo noto: al vedere poi il vicerè parlare al conte Aquila e trarlo seco, gli entrò il sospetto e si confermò in esso quando osservò l'ajutante di campo di Sua Altezza fare altrettanto colla contessa. Non sapeva nulla, non capiva nulla, ma deliberatamente spronò il cavallo, e si portò ai fianchi della contessa Aquila, la quale un momento prima gli aveva domandato qual'era l'edizione più compiuta e più corretta dell'Ortis. Egli non poteva spiegarlo a sè stesso, ma conoscendo il vicerè e sapendo che l'ajutante lo serviva nelle tresche amorose più che sul campo di battaglia, quei movimenti lo misero in apprensione. Ugo Foscolo poteva essere rimproverato di tutti i peccati, ma era generoso; generoso oltre la sfera comune, generoso e cavalleresco.
      Or continuando, Beauharnais mise il cavallo al galoppo. Dopo pochi secondi vide infatti la contessa tra Saint-Hilaire e Foscolo, li raggiunse, saettò con occhio iracondo l'ajutante; non osò far nessun atto dispettoso con Foscolo; disse alla contessa:
      - Il signor conte vostro marito vi chiama.
      Saint-Hilaire rallentò il cavallo: Foscolo, incerto, lo rallentò esso pure, e si fece a parlare con Saint-Hilaire.
      Il vicerè si pose a lato della contessa. Foscolo l'avea veduta smarrirsi alla comparsa di lui. Stette attentissimo durante il breve tempo che si trovò con loro.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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