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      La Falchi e il lord-contino tirarono di lungo come se fossero dell'altro mondo, e, ritornando nelle sale affollate, si confusero al mare magno.
      Un'ora dopo la contessina Aquila, dama di corte, era seduta presso la viceregina Amalia; che, nella sua angelica bontà, le diceva le più gentili parole, le faceva le più affettuose carezze. Il vicerè, in altra parte, diventato di mal umore e asprissimo, si rendeva, senza volerlo, antipatico e uggioso a quanti ebbero a parlar seco. La Falchi, seduta col ministro Prina, gli stava narrando e descrivendo quanto aveva veduto, e il ministro, crollando la testa:
      - Che queste cose, osservava, le diciate a me, cara signora Teresa, sta bene, - ma per carità non vi venga la tentazione di dirle ad altri... È già una disgrazia che abbiate avuto un testimonio, e che testimonio!... A proposito, voi dovreste fare una cosa: pregare il conte a non dir niente a nessuno di quanto ha visto. Capisco che sarà difficile chiuder la bocca a un farfallino tale... In ogni modo, giacchè voi avete dell'ascendente su costui, perchè le belle donne fanno fare tutto quello che vogliono ai giovanotti, potreste indurlo, per lo meno, ad essere un po' circospetto... In conclusione, quando avesse parlato e avesse fatto in modo che il conte venisse a saper tutto... su chi verrebbe a cadere la tempesta?... Sulla più innocente di tutti... Nè stia mai a credere di poter vendicarsi del vicerè... Pretendereste che il vicerè potesse aver paura del conte? Ma non state mai a credere una simile corbelleria.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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