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      L'avvocatessa che, siccome suol dirsi, era una donna coi calzoni, e voleva far l'uomo, e l'uomo d'affari, e ajutava il marito in tutti i modi, si profferse a fare il viaggio di Parigi, e perchè l'avvocato era più necessario a Milano, e perchè a lei, donna ancora avvenente, e, secondo la sua particolare opinione, ancora tale da trovar aperte le porte che comunemente si chiudono in faccia agli uomini, il còmpito sarebbe riuscito assai più facile che al marito. A Milano, se il conte Aquila conosceva la Falchi e s'era trovato secolei in qualche pubblico convegno, non era però null'affatto nè suo amico nè intrinseco; di più, il suo orgoglio e il suo rigore aristocratico gli rendeva spregevole quella donna di plebeo casato e di modi più ancora plebei, al punto che vietò alla propria moglie, ch'era d'indole gentile e affabile oltre l'ordine consueto, di non far troppe parole con quella donna, quando per combinazione si fosse trovata seco in qualche ritrovo.
      Quest'avversione superficiale sembrò scomparire quando il conte, per caso, ebbe ad incontrarsi colla Falchi a Parigi. Un uomo che in patria appena si conosca di vista, quando s'imbatte a vederlo in terra lontana tra faccie straniere, improvvisamente si trasmuta in vecchio conoscente. Se una persona di consueto la si scansava per antipatia invincibile, diventa per lo meno tollerabile alla distanza di cinquecento o seicento miglia. Se con un amico ci siam guastati il sangue e s'è venuti alla risoluzione di levarci il saluto, appena lo si vede spuntare da una via d'un paese lontano, ogni rancore scompare, senza bisogno d'intermediarj, e tutto finisce con una risata sonora, che vale per cento scuse e cento dilucidazioni.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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