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      - Voi potete aver ragione, ma io devo andare a dormire - e tirò furiosamente il campanello per chiamare il cameriere.
      A sentire la voce bassa e lenta e quasi dolce del conte, e a vedere il furore convulso con cui non tirò ma strappò il campanello, non parea vero che quei due diversi atti venissero da lui solo.
      Il cameriere entrò.
      - Fatemi lume, che voglio salire in camera, gli disse; e anche voi vogliate fare altrettanto, soggiunse poi piegandosi tranquillamente verso la Falchi. E si alzò e partì. - Buona notte, madama, esclamò quando fu sulla soglia del salotto.
      La Falchi, uscito che fu il conte: «Che originale è costui! pensò tra sè. Un altro mi avrebbe tempestato di domande... Egli invece se ne va a letto... Non avrei mai creduto che un uomo così duro e severo, come mi dicono, fosse anch'esso una così buona stoffa di marito!»; e fermandosi su quest'idea, e pensando ad altre cose, a poco a poco il vapore dello chambertin le lavorò sugli occhi in modo, che chinò il capo e s'addormentò e così profondamente, che la donna di servizio, avvisata dal cameriere, che era stanco di far la guardia fuori dell'uscio, dovette entrare per svegliarla e condurla poscia in camera.
      Ma seguiamo il conte Aquila nella sua camera.
      L'orgoglio gli aveva comandato di far tutto perchè non uscissero altre parole dalla bocca oscena della Falchi, ed in sul primo, era come fuggito da colei. Non pertanto, quando fu solo, ripensando a quelle risa infernali, si sentì assalito da un desiderio furibondo di appurarne le vere cagioni; e fu per uscire ed entrare dalla Falchi per chiederle conto de' suoi modi oltraggiosi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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