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      .. ma si trattenne e un raggio lieve e fuggitivo di consolazione gli rischiarò l'anima affannata. Si consolò pensando che la Falchi era manifestamente ubbriaca; che, per conseguenza, non era a far caso nessuno delle di lei parole; ch'egli era stato un pazzo a darci peso; che non meritava la pena di più oltre pensarvi. Ma quel lampo, lo ripetiamo, dileguò nel punto che aveva guizzato, e:
      - Se non fosse stata ubbriaca, avrebbe taciuto, - pensò... e una tale idea lo percosse in modo, e il dolore che ne provò fu di quel genere che mette gli uomini nella tentazione di ammazzarsi.
      Si mise a sedere, e fece ogni guisa di congetture. Riandava colla memoria tutta la vita della contessa sua moglie e non giunse a trovare un momento solo in cui gli sembrasse avere colei meritato un rimprovero; considerava che il metodo rigoroso ch'egli avea imposto alla vita di lei, che il non averla mai perduta di vista un momento, e il non averle mai lasciata libertà di sorta, rendeva assolutamente impossibile che quella donna desse esca alla calunnia e alla maldicenza. E si confortava un istante, ma per immergersi poi subito nei più disperati e strani pensieri. L'indole dura e fortissima del conte Aquila piegò in quella notte allo spasimo del sospetto - del sospetto che è sovente ancora più tormentoso della più crudele verità appurata. Eppure non amava sua moglie; non l'aveva mai amata. Non era mai stata per lui che la donna incaricata di portargli dei figli; il solo sentimento ch'essa ingenerava in lui non era che l'orgoglio di chi possiede una rarità universalmente apprezzata e desiderata.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Falchi Aquila