Pagina (1166/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .. tanto io che il conte... E ciò è così vero, che il fatto rimase sepolto in modo che non ne trapelò mai nulla a nessuno...
      Il conte Aquila si alzò, e passeggiò qualche tempo senza parlare; poi:
      - Oh fossi precipitato dal Cenisio col corriere, piuttosto che metter piede qui e veder voi e aver sentito quel che ho sentito!...
      E indi dopo qualche pausa:
      - E ora che si fa? soggiunse.
      - Vendicarsi di quel furfante vicereale, e mandarlo colle gambe in aria...
      - Vendicarsi di un uomo perchè ha baciato una donna? la avrebb'egli baciata se lei...
      E sedette innanzi ad una tavola, appoggiando su quella i due pugni stretti, e tenendo fissi gli occhi sulla parete opposta come se guardasse un oggetto.
      - Quando il vicerè osò baciarla, continuava la Falchi, ella si sciolse da lui con violenza, e lo lasciò senz'altro, e retrocesse sola. Questa è la pura verità.
      - Sì?...
      E il conte guardava macchinalmente la Falchi, come chi sembra inteso ad una cosa e ne pensa un'altra.
      - Davvero, essa continuava, che non avrei mai creduto che un fatto simile fosse per darvi tanto fastidio... Già si sa che quando uno sfacciato s'è messo in testa di baciare una donna, non ha bisogno d'interpellare il suo consenso... È come se un borsaiuolo vi rubasse l'orologio... Sarebbe strano se si pensasse che il derubato è complice.
      Stato assai tempo sopra pensiero, il conte a poco a poco si ricompose, si fece dignitoso e quasi solenne:
      - Voi avete ragione. So chi è mia moglie e di lei non faccio alcun sospetto... Ora soltanto vorrei che il vicerè fosse un uomo che a ricevere uno schiaffo, mandasse il dì dopo i padrini a casa mia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Aquila Cenisio Falchi Falchi