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      - Sarebbe uno schiaffo gettato. Egli è il vicerè... voi siete un privato... quindi, perdonatemi, sareste trattato come un pazzo... E non avreste nemmeno la compiacenza d'andare in prigione... perchè per qualche tempo dovreste assoggettarvi all'aria malsana della Senavra, e a sentire gli urli dei furiosi... Il povero Celestino Marelli, mercante di pannine (credo bene che vi sia nota quella storia), il quale bastonò il vicerè in borghese, fingendo di prenderlo per un altro quando usciva dalle stanze di sua moglie... ha dovuto adattarsi a vivere coi matti sei mesi. Capisco che voi appartenete ad uno dei primi casati di Milano... Capisco che siete riverito in paese pel vostro nobile carattere e per la vostra sapienza... ma, in faccia a chi è padrone d'uno Stato, ed ha la forza ed è prepotente, così i grandi come i piccoli, quando stanno al disotto ed hanno ragione, son tutti eguali.
      - Di che paese è padrone il vicerè?... Vorrei saperlo. Noi siamo i padroni, perdio, e con un calcio io sbalzerò colui lontano mille miglia.
      - Ah, adesso parlate bene, e cominciamo ad intenderci.
      - Fra un anno Napoleone sarà all'inferno; e fra un anno il vicerè non sarà più nè padrone nè servo.
      - A questo solo si deve provvedere.
      - Ma i servi del servo devono tutti andar a spasso con lui.
      - Purchè si sappia fare.
      - E cominciando da uno dei più cari e più assidui amici di casa vostra...
      - Io non ho amici.
      - Se non voi, che non amate i vecchi, si sa però che vostro marito accende tutti i giorni la sua candela all'altare del Prina.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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