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      La contessina chiamò in gabinetto il maggiordomo:
      - Che cosa ha il conte? gli disse.
      - Io non so più, signora contessa, che cosa fare. Nemmeno il Padre Eterno, se venisse al mio posto, potrebbe accontentarlo. È andato in sulle furie perchè ho affittato al colonnello Baroggi l'appartamento del secondo piano. E consideri, signora contessa, che prima di partire, fu egli stesso a darmi l'ordine di affittarlo anche a qualche ufficiale dell'esercito, se si fosse presentato. Adesso si lamenta perchè ci sarà l'incomodo delle ordinanze e dei cavalli che vanno innanzi e indietro. Ma doveva saperlo anche prima, mi pare.
      - Abbiate pazienza. Domani non si lamenterà più, quando saprà che il colonnello e sua moglie sono due buonissime e gentilissime persone... Ora andrò là io a dirgliene qualche cosa.
      - Signora contessa, la consiglio a non andarci. Mi ha detto che era stanco, e voleva andar subito a letto, e mi ordinò di non lasciar entrar nessuno da lui: chiunque sia.
      - Ma io non sono un conoscente qualunque che venga a fargli visita.
      - Questo lo so... ma volevo dire, che nemmeno lei lo troverebbe di lieto umore.
      La contessa stette in forse perchè, pur troppo, conosceva suo marito; ma d'altra parte pensò che a non farsi vedere la prima ora del di lui arrivo, era un atto di trascuranza non perdonabile ad una moglie; si recò dunque al di lui appartamento; bussò leggermente alla porta, e con quel suo accento naturalmente soave, e in quel punto fatto più tenue e gentile dalla titubanza:
      - Si può entrare? domandò.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Padre Eterno Baroggi