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      - Veramente no... cioè... mi diede a capire qualche cosa... e più d'una volta mi fece sentire la sua avversione per il vicerè, e un'altra volta si rifiutò di venire a un pubblico convegno dove il principe doveva venire... Ma io ci passai sopra, nè feci domande... e se non era madama Falchi, non avrei saputo precisamente com'è corso il fatto. In ogni modo, bada di non parlar mai di ciò a mia moglie. Il tempo stringe, gli avvenimenti incalzano; e si vuole mandare colle gambe in aria il vicerè; nè vorrei mai che mia moglie e i suoi parenti e gli amici credessero che io sono diventato un nemico del vicerè per quest'avventura tutta da ridere. Zitto adunque, caro conte, e pensiamo a far cambiar faccia al paese. - Fra due o tre settimane l'imperatore entra in campagna. - Dei prodigi ne farà ancora, ne son certo; ma sarà per poco. - Il suo tempo è finito, e deve cominciare il nostro. Gli elementi devono essere al tutto nuovi. Nessun uomo dovrà salire al potere, il quale sia stato adoperato e straccato dal governo imperiale.
      In questo mentre un servitore bussò alla porta, entrò, e disse:
      - È in anticamera il signor colonnello Baroggi, il quale prega di essere introdotto.
      - Digli che sto chiuso con un amico per affari, e che se vuol ritornare... Ma no, è meglio farlo entrar subito.
      - Pare anche a me.
      - Ma è il Baroggi dell'eredità?
      - Non ce n'è altri; è il colonnello.
      - Ma sai tu che tutta Milano parla di questa faccenda?
      - È naturale... Ma il testamento anderà in fumo... Sono passati sessantatrè anni; e come si fa ad asserire che il documento presentato in tribunale non sia una mistificazione, una contraffazione, una commedia?


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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