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      Sentì con gioja i fallimenti colossali di tre o quattro case commerciali, che avevano rovinato per consenso tutto il piccolo commercio dipendente; tra gli altri quello del negoziante Bignami, che dovette fuggire perchè già da un anno era creditore verso il governo di più di un milione, e il suicidio d'un fratello di lui; sentì con piacere come il ministro Prina, con acutissimo ingegno, inventando sempre nuovi modi vessatorj per cavar danaro, fosse stato cagione che in quei giorni una grossa mano di popolo tumultuasse minaccioso innanzi al palazzo del Broletto; e in più borgate e villaggi contemporaneamente i contadini insorgessero, e si presentassero al Comune armati di badili e forche per l'accrescimento del testatico.
     
     
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      Il cielo rimase così per molto tempo ingombro di nubi minacciose al governo francese; ma un giorno, e fu il 5 maggio, corse una voce che, del resto, da molti era aspettata; la voce di una clamorosa vittoria riportata da Napoleone; essa venne confermata dal bullettino della grande armata, e cento colpi di cannone annunciarono officialmente la vittoria di Lutzen. Il cielo si rischiarò. Il vicerè Beauharnais ebbe l'accorgimento di ritornare a Milano subito dopo i cento colpi. Il negoziante Bignami, che era fuggito a Parigi e che era stato visto dal vicerè stesso, fu da questo confortato a ritornare subito a Milano, colla promessa che tosto il governo lo avrebbe rimborsato; e Beauharnais mantenne la promessa ed ajutò la casa Bignami; lo che fece pure con altre ditte commerciali, che avevano dovuto soffrir danno per i mancati pagamenti delle casse governative.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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