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      In que' giorni avvenne a Milano un rivolgimento strano.
      Non pochi dei vecchi padri di famiglia, che nel 96 potevano contare dai quaranta ai cinquant'anni, avevano serbato qualche simpatia per il governo di Maria Teresa sotto cui eran nati, per il governo di Giuseppe II e di Leopoldo sotto cui eran cresciuti. Parliamo della parte meno squisita della popolazione; di quegli uomini di pasta volgare, onesti ma pregiudicati, inaccessibili alle idee nuove, testardi nelle loro consuetudini; di quelli che andavano ancora in calzoni corti, in calze e scarpe con fibbie; che portavano ancora la coda col chiodo, che per lungo tempo avevan serbato un austero silenzio con quei figliuoli che l'avevan tagliata senza il permesso; e che avean minacciato di scacciare il giovine di banco se mai avesse osato lo stesso: presso a poco come, in tempi a noi vicinissimi ed anche oggidì, sebbene rarissimamente, non si vuole da qualche padrone di negozio che il maneggiante porti i baffi, perchè crede incompatibile colla onestà il labbro coperto di peli. I figliuoli di costoro, cresciuti nelle idee nuove e attratti dallo splendore della gloria di Napoleone, non avean parole che d'entusiasmo per lui, e avean costretto a tacere i padri incorreggibili che crollavano la testa, ma che avean paura di compromettersi a parlar chiaro. Ora, pel cambiarsi dell'orizzonte politico dalla fine del 12 ai principj del 13, s'era cangiato scena anche nell'interno delle famiglie. I padri che credevano d'aver sempre avuto ragione, cominciarono a investire con sarcasmo e peggio i figliuoli.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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