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      Il conte Aquila, che era il capo di una dozzina di patrizj i quali costituivano appunto il nerbo di questa fazione, ricevette un colpo mortale dagli ultimi fatti, sebbene gli avesse e preveduti e pronosticati, e fosse persuaso che non dovessero aver che l'effetto di una meteora. Ma non s'era aspettato che il pubblico dall'oggi al domani si trasmutasse così repentinamente, ma non s'era immaginato che il vicerè, del quale negli ultimi mesi si era detto tutto il male possibile, e che partendo nel 1812 per la guerra, aveva attraversata la folla in mezzo al più cupo silenzio, dovesse al suo ritorno essere ricevuto da così festose acclamazioni.
      All'intento di scrutare il pubblico pensiero, egli s'era confuso nella folla quando il vicerè si mostrò alla rivista. Insieme col seguito di lui aveva veduto il colonnello Baroggi con accanto la moglie in assisa militare: gli parve il vicerè guardasse troppo spesso a quella virago, ricordante i tempi greci e romani; e allora, ricordandosi di ciò che aveva udito a Parigi dal giojelliere Manini relativamente alla protezione che Beauharnais avea accordato al Baroggi, sentì un nuovo e fortissimo dispetto per tal fatto. Non aveva veduto che una volta sola la moglie del Baroggi, e sarebbe morto piuttosto che rivolgere a lei una parola sola che significasse ammirazione e simpatia, tanto egli era superbo e duro e strano; pure il pensare che quella donna poteva essere posseduta precisamente da colui ch'egli da un mese abborriva con tutta la forza di un odio rovente, gli fece provare una sensazione indicibile.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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