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      Io mi trovai d'accordo coi giovani in quest'idea. E adesso, anche adesso mi accorgo che io non vado d'accordo che colla gioventù, sempre per la medesima ragione. Tutti i giovani, meno i coscritti che scappano perchè son fatti scappare dagli uomini maturi e dai vecchi, tutti i giovani vedono con dolore i disastri dell'imperatore, mentre i vecchi e gli uomini maturi, anche allorquando non lo dicono, danno a divedere che non hanno altro desiderio che di vederlo caduto, e per sempre. Vissi in questi ultimi mesi a Parigi; nel ritorno ho attraversato lentissimamente la Francia; mi accorsi che dappertutto è così. Ora io domando: che cosa sarà per succedere di bello quando Napoleone sarà caduto? Se adesso mi sento giovane colle idee, allora ritornerò giovane di fatto, perchè il mondo avrà fatto un passo indietro di cento anni. Mi si dice che Napoleone è un tiranno. Ma si diceva lo stesso anche di Giulio Cesare; e vorrei sapere che cosa avvenne di bene nel mondo dopo che quelle teste esaltate di Bruto e Cassio e compagnia, lo han mandato al diavolo?
      - Ma se egli cade, perchè i suoi nemici sono più numerosi di lui e perchè l'Europa è stracca, di chi è la colpa, signor maestro?
      Chi parlava era il conte Aquila. Il vecchio Galmini volse a quelle parole la testa verso il conte che stava dietro di lui, e gli disse:
      - Il signore che parla, quanti anni ha, se è lecito?
      - Trentasette, maestro.
      - E allora è troppo vecchio per me. Non è possibile che c'intendiamo; e si alzò, un po' tremolante, e dicendo al giovane che gli stava presso e lo ajutava del braccio: - È tempo di ritornare in palco, perchè il secondo atto sarà incominciato, e la musica è men pericolosa della politica.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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