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      Secondo l'intelligenza, la sera dopo il dialogo nel ridotto della Scala, il ministro Prina, poco oltre le undici di notte, s'incamminō pedestre alla casa dell'avvocato Falchi, che non era lontana nč dal teatro della Scala, nč dalla piazzetta di S. Fedele.
      L'avvocato lo attendeva nel proprio studio. Madama Falchi era ancora in teatro.
      Nell'anticamera sedeva un servitore, che si chiamava Camillo Guerrini, uomo obbediente, paziente, fedele, imperturbabile agli strapazzi di madama; ma curioso fino all'indiscrezione, e che senza volerlo, ma solo per un bisogno dell'indole sua, aveva l'abitudine di raccontare a' suoi amici, tutta gente inscritta nella camera dei cocchieri e dei cuochi, ogni minimo interesse de' suoi padroni; e, perchč non mancasse mai materia alle sue chiacchiere, non perdeva mai nč d'occhio nč d'orecchio tutto quanto si faceva e si diceva in casa Falchi.
      Quel servo aprė la porta al ministro, dopo averlo annunciato. Indi ritornō in anticamera e si mise a sedere con quell'atteggiamento floscio e cascante di chi, non potendo mai dormire abbastanza, ha sempre sonno e sempre dorme. Il lettore perō voglia ricordarsi del proverbio: Uomo che dorme, gatto che sbircia. E per ora basti di lui.
      Il ministro entrō e disse:
      - Bravo, avvocato, siete stato di parola.
      - E quando ho mancato?
      - Sono venuto a piedi, e non mi son fatto accompagnare da nessuno, nemmen dal servitore. Di pių ho lasciato il teatro prima dell'arione di Velluti, perchč so che vostra moglie da quel momento non si potrebbe staccarla dal parapetto del palco nemmen cogli argani.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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