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      E queste son cose che io già ti dissi mille volte.
      - S'io dovessi ascoltar te, farei dei bellissimi affari.
      - Come sarebbe a dire?
      - Sarebbe a dire che, tanto a te che a' tuoi calabroni, s'è riscaldato un poco il cervello.
      - Se io ho il cervello riscaldato, tu hai un cervello d'asino.
      - Obbligatissimo alle sue grazie. Deve sapere però, madama, che se il ministro è stato qui, è perchè si trattò d'affari importantissimi; la mia professione la conosco discretamente, e non son di quelli che piglian mosche.
      - Cogli altri lo so... ma col ministro, in tanti anni che lavori per lui, non ho sentito che aria ed odor di fumo. Non v'è al mondo uomo più sordido, più avaro e indiscreto di lui.
      - Tu parli perchè hai la bocca.
      Qui madama investì il marito con parole della più insolente trivialità. L'avvocato sentiva e non parlava. Madama continuò per un pezzo a sagrare con la rapidità di un mulino a vento.
      L'avvocato, che subiva al pari di uno schiavo l'influenza e il dominio di quella donna-uomo:
      - Via, le disse per calmarla, vieni a letto, e dormi tranquilla, che domani ti dirò qualche cosa che non ti spiacerà.
      Madama tacque un momento, si mise la cuffia da notte, gettò la cenere sulla bragia del camino, ed entrò nel letto maritale.
      L'avvocato dormiva già. Ella stette un momento tranquilla, poi riscosse il marito... che si svegliò.
      - Quello che volevi dirmi domani, puoi dirmelo adesso.
      - Che cosa? domandò l'avvocato tra sonno e veglia.
      - E che hai detto un momento fa?
      - Oh lasciami un po' dormire!... che impazienza! da qui a domani non ci sono che poche ore.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507