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      - Per sentire da lei tutto quello che potrebbe sapere in proposito.
      - Ciò che so io è ciò che dovrebbero sapere tutti quelli che possono vantare una fede di battesimo al pari della mia...
      - Ella però...
      - Continui pure; cavaliere, e non abbia paura d'offendermi. Sì... io ebbi più volte dei replicati incomodi per questo malaugurato testamento... e parrebbe di dovere ch'io dovessi saperne più di tutti... ma in conclusione, io non posso dir altro se non che i giudici e avvocati e criminalisti sono come i medici, i quali in presenza di certe malattie, si trovano imbrogliati al pari di qualunque idiota.
      - Come sarebbe a dire?....
      - Mi perdoni, signor giudice; ma che in sessant'anni non si abbia mai potuto scoprirne nulla... è cosa che fa senso... per cui devo dire che quell'avvocato e quel giudice, il quale in tale occasione arrivasse a coglierne qualche filo, meriterebbe un posto d'onore vicino a quel professore di Pavia che ha inventato la pila.
      - Non occorre che sia nè giudice nè avvocato... Ella che fu contemporaneo alla scomparsa inesplicabile di quel testamento, ella solo potrebbe avere i mezzi di acquistare tanta gloria...
      E qui un'altra occhiata acuta e profonda.
      - Tutto quello che potrò fare, lo farò, perchè mi sta veramente a cuore la sorte del Baroggi e di sua moglie; ma avrei bisogno di essere ajutato.
      - Si spieghi.
      - Intanto non reticenze.
      - Vale a dire?
      - Vale a dire che io vorrei sapere da lei se il testamento che tiene in sua mano ha i caratteri di essere stato fatto sessant'anni addietro o adesso?


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Pavia Baroggi