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      Ecco perchè desidero che voi altri tutti entriate a far parte della guardia civica; ecco perchè m'affannai per avervi grado di capitano; ecco perché da mia moglie feci trapuntare una ciarpa da consacrarle in dono; ecco perché avrei carissimo se potessi essere capo battaglione o colonnello. Or m'avrete compreso, o signori, e a rivederci domani».
      La seduta fu sciolta; tutti partirono; il conte stesso li accompagnò al portone. Disse al custode, sempre in tuono burbero: - «Ora puoi andare a dormire»; e senza più altro, salì nei proprj appartamenti. Quantunque fosse ora tardissima, il conte, entrato in camera, non andò a letto. L'opposizione dell'avvocato Gambarana gli aveva dato gran noja, e in quanto a sè, pentivasi di aver messo innanzi il nome del re di Piemonte. All'intento di mascherare le proprie aspirazioni, più che temerarie, strane ed incredibili, egli aveva giuocato di dissimulazione e d'astuzia. Ma gli pareva d'essere andato troppo oltre, tanto più che quella proposta ei la stimava di tal natura da mettere d'accordo tutte le opinioni controverse. Esso aveva l'ingegno robusto e la veduta sicura e, quasi diremmo, infallibile, ogni qualvolta pensava e giudicava senza passione. In quel momento che, per mettere a tacere vittoriosamente l'avvocato, gli era occorso dimenticarsi di sè stesso, la sua mente sgombra gli aveva fatto vedere d'un colpo ciò che nessuno allora avrebbe pensato, e che doveva poi sembrare una scoperta tanti anni dopo; ma appena fu solo e lasciò le verità generali per l'interesse proprio; e l'ambizione che in lui quasi toccava il grado di quel che si chiama ramo di pazzia, tornò ad esaltarlo, non sappiamo qual cosa avrebbe fatto per ritirare quella proposta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Gambarana Piemonte