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      Quest'incomodo che si pigliava non era indispensabile, ma a quel vetturale giovinotto e benissimo piantato piaceva moltissimo madama. Era una bizzarria come qualunque altra; ma anche le bizzarrie hanno le loro origini prime e le loro cause remote. È dunque a sapersi, che, molti mesi addietro, intanto che madama stava abbigliandosi, il Bernacchi venne a prender gli ordini; ed ella, trasandata com'era e proterva, lo aveva fatto entrar senza tante cerimonie.
      Colui stuzzicato da un certo spettacolo voluttuoso, ebbe l'ardire di far dei complimenti a madama con certe frasi involute di scherzo e di rispetto, ma non senza qualche presa di petulanza. Madama sorrise, gli diede del matto, ma non andò in collera. Ella era di quella medesima stoffa carnale onde la natura avea largheggiato allorchè mise al mondo colei che doveva diventar la donna dell'impero vasto, che fu l'eroina del Poema tartaro di Casti, e per le solite viltà degli uomini abbacinati, doveva dalla storia venire giudicata una sovrana di genio. E la Falchi, meno l'impero e meno i granatieri, andava molto soggetta agli estri di Caterina la Grande.
      Tornando al fatto, madama Falchi mandò a chiamare il vetturale. Questi, secondo il solito, venne di mattino a prendere gli ordini. Fu fatto introdurre. Essa era a letto.
      - Oggi, gli disse, verrai alle due dopo mezzodì col tuo più bel fiacre.
      - Alle due io sarò a' suoi comandi.
      - Hai molto a fare in questi dì?
      - La miseria va crescendo tutti i giorni, signora, e chi non ne ha molti, ama d'andar a piedi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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