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      Per un momento ella si tenne perduta, pensando che l'aggressore, sottoposto a un esame criminale, probabilmente avrebbe messo fuori il suo nome, esponendola ad uno scandalo inaudito e facendola segno dell'ira pubblica. Ma la fortuna maledetta, che si compiace di far l'interesse dei malvagi, condusse le cose in maniera che il Bernacchi, o fosse veramente in una violenta alterazione mentale, provocata da una eccezionale esaltazione erotica, quando pensò di assalire il colonnello; o l'operazione chirurgica della mandibola fracassata, interessando le parti più delicate del capo e affini del cervello gli avesse prodotta una infiammazione violentissima, il fatto sta che ei diede in tali escandescenze delire, che dalla perizia medica fu giudicato essere in istato di alienazione mentale; e però, tolto al processo criminale, venne trasportato al manicomio della Senavra, per essere assoggettato a cura normale. La Falchi a questa notizia si riebbe, respirò, e riacquistò quell'appetito vorace ch'erale abituale, e che l'oppressione patologica delle facoltà digestive le aveva per alcuni giorni sospeso.
      È inutile il dire che il conte Aquila in quella congiuntura, come di consueto, venne a farle visita, e solo e insieme con qualche suo collega; è inutile il dire che il ferimento del colonnello Visconti fu più d'una volta il tema dei loro discorsi. Ma giova che il lettore sia messo a parte della seguente frazione d'uno di quei dialoghi.
      - Anch'io, disse un dì il conte Aquila alla Falchi, vo d'accordo in questo con Napoleone.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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