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      Il giovane Andrea, infatti, se gli fosse venuta la volontà, avrebbe potuto dare alle fiamme il misterioso documento, e lasciare che la fortuna e la contingenza dei casi portassero una decisione definitiva sull'avvenire della famiglia Baroggi.
      E come abbiamo sentito da lui stesso, fu sovente tentato di liberarsi e di quel documento e delle cure conseguenti; e la lotta tra il desiderio del buon nome paterno, da cui dipendeva anche il proprio, e la coscienza che gli mostrava trovarsi tutta nelle sue mani la fortuna di un'intiera famiglia, fu così forte e così lunga, da lasciar trascorrere sei anni prima di prendere una risoluzione. E se, nella notte del 19 marzo, ei non si fosse incontrato col giovine Giunio Baroggi in quello strano modo che sappiamo; se l'aver fatto offesa all'amico non gli avesse ingenerato il desiderio di ripararvi; se la stessa esaltazione mentale provocata in lui dall'orgia antecedente e dal tafferuglio notturno non lo avesse tolto a quell'eccessiva cautela che, mantenendo l'uomo nell'egoismo, lo fa spesso autore di molte ingiustizie; forse sarebbe trascorso assai tempo ancora prima che il segreto si sprigionasse da lui e tutto fosse rivelato al Baroggi e al Bruni.
      E a quest'ultimo egli disse, dopo un lungo silenzio:
      - Ora cessate di fare il morto risuscitato, e provvediamo a regolar quest'affare, che è grave, tanto grave, che a dispetto della mia natura che sfiderebbe a duello anche il diavolo, e troverebbe la volontà di ridere anche nel dì del giudizio, pure di tanto in tanto mi sconvolge il buon umore e mi amareggia l'esistenza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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