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      Il Bruni si tolse il ferrajuolo e la maschera; ripose questa nella scatola, la rimise nell'armadio, e:
      - Non c'è poi tanto da amareggiarsi la esistenza, rispose; i figli non sono solidali delle azioni paterne; e voi avete fatto il vostro dovere.
      - E se poi tu fossi pentito, soggiunse con slancio il giovane Giunio, tutto si può finir qui colla fiamma di questa fiorentina. Per campar la vita a mia madre è rimasto quanto basta; in quanto a me...
      - In quanto a te mi farai il favore di deporre quella carta nelle mani del signor Bruni. Nelle tue non è sicura, e so bene che saresti capacissimo di commettere anche questa pazzia. No. La giustizia deve avere il suo corso; e penso poi che se a me deve dolere della fama paterna... anche il marchese F... dovrà adattarsi a veder messi alla berlina tutti i suoi quarti di nobiltà... Che cosa vuoi? questo pensiero mi consola dell'altro, e mi rimette in allegria.
      - Ed or mi viene un'idea, disse il Bruni.
      - Quale?
      - Che si potrebbe finir tutto alla sordina, senza rumori e senza scandali, e senza che nulla ne trapeli al pubblico.
      - In che modo?
      - Con una transazione.
      - Parlate.
      - Da questa relazione risulta che fu il conte F... a tentar vostro padre ed a spingerlo a far quel che ha fatto.
      - Ebbene?
      - Andate dunque voi stesso in persona dal marchese e lasciategli andar di tutto peso sul capo la notizia di questa carta. Voi avete detto benissimo: se a voi preme la fama del nome vostro, a colui deve premere quella del suo... e tanto più che essendo gesuita e sanfedista, ha bisogno d'ingannare il mondo e d'imbiancare i sepolcri.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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