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      - Signor Suardi, disse il marchese alteratissimo, mi lusingo ch'ella non vorrà abusare della mia tolleranza.
      - Voglio vedere invece s'ella saprà far uso della sua sapienza. Io non venni qui per insultar nessuno. Che pro ne avrei per me e per gli altri? Venni invece per proporre al signor marchese i modi di ovviare a tutti gli scandali.
      - La mia coscienza mi dice di non avere nessun timore d'affrontar scandali. Chi li teme, provveda a scansarli.
      - Ma qual compiacenza, disse il Suardi indignato, può trovare il signor marchese nel sentire che si abbia a sapere da tutto il mondo che il suo signor nonno è stato un ladro!
      - Mi stupisco come questa parola debba uscire dalla bocca del figlio del Galantino. Vostro padre fu scacciato dalla casa del mio prozio per infedeltà.
      - Ed io so che il vostro nonno eccitò mio padre a togliere il testamento dallo scrigno del defunto fratello. So che per spingerlo a ciò gli fece tenere del denaro; so che, per mezzo del suo maggiordomo, gli promise ventimila lire milanesi di regalo ad opera compiuta, e quando fossero superati tutti i pericoli. So che, scomparso il testamento e rimasti in casa F... quei milioni che dovevano passare in casa Baroggi, il signor conte vostro nonno non si ricordò più nemmeno della promessa, considerato che a mio padre non rimaneva modo di far valere le proprie ragioni innanzi alla giustizia; motivo per cui mio padre tenne sempre presso di sè il testamento involato, nel pensiero che col tempo si sarebbe presentata una occasione di punire la vilissima azione del signor conte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Suardi Suardi Galantino Baroggi