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      VII
     
      Il Suardi rimase muto; l'ira che lo investì alle parole del marchese fu di quel genere che pel momento toglie al labbro la facoltà di parlare.
      Ma, oltre il dispetto che gli venne dall'imperterrita tracotanza del marchese, ciò che lo fece ammutolire fu il ritorno di un pensiero che già gli si era sollevato in mente; che, cioè, l'autorità giudiziaria, come aveva sentenziato essere falso il testamento, poteva per le ragioni medesime sentenziare essere una invenzione perversa anche la relazione e la confessione di suo padre. La pessima fama paterna, l'antecedente giudicato, la riputazione, la nobiltà, l'autorità di casa F... costituivano degli antecedenti e delle circostanze tutte favorevoli al marchese, tutte contrarie al Baroggi.
      Allorchè si è convinti che un fatto è vero; che una ingiustizia si compie; che altri stanno commettendo un'azione iniqua, a gravissimo danno di qualcuno, e nel tempo stesso si considera come la legge non sia sufficiente a venire in soccorso di chi ha ragione, come la fortuna abbia saputo congiurare in tutti i modi perchè la verità stessa e la stessa giustizia si presentino sotto una falsa luce, l'animo riman colto da una specie di disperazione che scompiglia lo spirito e fa dare in tali schianti d'ira da farci uscire dalla necessaria moderazione e da spingerci a commetter degli atti che quasi ci costituiscono in colpa.
      Infatti il Suardi, dopo aver taciuto per un pezzo:
      - Or ben mi accorgo, proruppe alzando e guatando con occhi biechi il marchese dal capo alle piante; ben mi accorgo che ella è il degnissimo figlio di suo padre e il più degno nipote di suo nonno, razza d'infami e di ladri, che protetti dalla nobiltà, dalle apparenze, dai milioni, dalle parentele, dagli amici satelliti, dai clienti vili, dalla stessa autorità che si lascia corrompere volontieri; che facendo l'ipocrita, biasciando ostie sugli altari per dare pubblico spettacolo di religione e di santità al popolo credenzone, commettono impunemente ogni sorta di colpe.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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