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      I più ardenti che, non sospettando un così repentino cangiamento di cose, aveano adoperato ogni cura per essere più preparati alla lotta, nella delusione rimasero iracondi. Quel che avviene nell'ordine fisico, avviene nell'ordine morale: se un giovane di tempra robustissima, abbisognevole di moto e attività ed espansione, vien condannato, per circostanze non prevedute, ad un tenore di vita sedentario e tranquillo e chiuso, è facile assai che da quella medesima robustezza, da quel medesimo rigoglìo del sangue compresso e respinto, gli derivi qualche malore, che lo renda dannoso a sè e agli altri, mentre sarebbe stato utilissimo, se l'indole sua naturale e le occupazioni a cui si era preparato fossero state assecondate e adempiute. Così press'a poco avvenne di moltissimi tra i giovani lombardi, che, nel punto di lasciare il collegio e l'università per vestir l'assisa militare e passeggiar l'Europa militando, si trovarono condannati all'immobilità, senza sapere a che appigliarsi.
      Tutti questi giovinotti, che per essere naturalmente accattabrighe e turbolenti e maneschi, avevan tutta l'attitudine, se fosse continuato il tempo delle guerre, a saltar in mezzo a un battaglione quadrato, ed afferrare un caporale austriaco per la cravatta, a far prodigi investendo il nemico a bajonetta in canna; costretti invece a rimaner chiusi in casa, bisognò pure che sfogassero il loro prurito in qualche modo; in quella guisa onde spesse volte le adolescenti monacande, nei silenziosi chiostri, non essendo mai consolate da nessun bel viso di giovane, eccitate dall'istintivo ardore del sangue, arrivano a trovare appetitoso perfino il faccione dell'ortolano e dello spaccalegna del convento.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Europa