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      Ma nemmeno a questa generosa esibizione i signori Gentili per allora si lasciarono persuadere.
      - Io non comprendo, diceva il maestro Brambilla, maravigliato di tanta ostinazione; non comprendo come si possa dir di no a chi in poche parole vien loro a proporre nientemeno che di diventare ricchissimi. Loro signori saranno contenti del loro stato; ciò va bene; ma se hanno il diritto di far tutto quello che vogliono per sè, non hanno poi quello di rubare alla loro figliuola quella ricchezza che la natura le ha dato. Mi perdonino se, non avendo il bene di essere un loro amico intimo, parlo con tanta franchezza. Ma, ripeto, che è un peccato, un sacrilegio il lasciare che vada perduto un talento così straordinario. Questa ragazza, in un anno di tempo (so quel che dico e non posso ingannarmi, nè voglio ingannar nessuno) può essere in grado di guadagnare venti, trenta, cinquantamila lire all'anno. Mi pare che non sia una bagatella da guardare con occhio indifferente.
      - È vero, rispose il signor Giacomo; ma è quella benedetta carriera teatrale che mi fa paura.
      - Bisogna che sappiate, caro maestro, entrò allora a parlar la Corali, che queste due perle hanno la disgrazia di conoscere un prete, un monsignore del Duomo, che viene spesso a scompigliar loro la testa e a spaventarli con cento scrupoli.
      - Non dica così, che è anche troppo un sant'uomo monsignore, osservò la signora Caterina.
      - Sarà un santo, voglio crederlo; sarà tutto quel che volete, ma meno preti vengono per casa, e meglio si sta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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