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      - Per la medesima ragione trionferà sulla figliuola di costoro qualunque fosse il tenore di vita che dovesse seguire, anche rimanendo in casa, anche fuggendo il teatro, anche trascurando quel talento straordinario che la natura le ha dato. Queste due oneste persone, senza loro colpa, non sono ricche. Lei, monsignore, m'insegna che la povertà è l'ausiliaria più obbediente della tentazione. Se la fanciulla avesse a far la ricamatrice, come sua madre, o la sarta, o la modista, crederebbe, monsignore, di poterla salvare da tutti i pericoli del mondo?
      - C'è il matrimonio per questo... basta ch'ella trovi un uomo della sua condizione... e tutto è aggiustato; e per questo m'impegnerò sempre io.
      - Mi pare che dovrebbe toccare alla fanciulla a scegliersi il marito... non al parroco della metropolitana. Non mancherebbe altro che i preti dovessero avere il diritto di far da arbitri anche nelle questioni dell'affetto! Ma ella, insomma, a forza di zelo, vuol condannare alla miseria questa famiglia; vuol negare alla fanciulla il diritto più incontrastabile che ha di non sprecare quel talento onde la Provvidenza le fu benefica; vuol, infine, impacciarla anche nel fatto del suo marito futuro, e condannarla, se le venisse mal scelto, ad una vita perpetuamente scontenta e infelice.
     
     
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      A questo punto s'impegnò più viva che mai la lotta tra monsignore e il maestro Brambilla, dopo la quale, nessuno dei due si smosse dalle proprie idee. Monsignore dichiarò solennemente ai conjugi Gentili, che se essi avessero avviata la loro figliuola sul teatro, non avrebbero mai più veduta la sua faccia; perchè egli non voleva essere testimonio inerte e complice indiretto di tanta disgrazia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Provvidenza Brambilla Gentili