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      Fu allora che avendo sentito a parlare di una serenata, aveva eccitato i compagni per scompaginarla a suon di bastone, nella speranza che si sarebbe potuto spezzar la testa anche al rivale, dal quale presuntivamente quella serenata doveva essere stata ordinata. Le cose camminarono come camminarono: avendo scorto tra i suonatori e i cantanti il conte Emilio Belgiojoso, a tutta prima s'era perduto di coraggio, vedendo in lui un rivale formidabile; ma poi, assicurato dal suonatore d'oboe, Yvon, il quale aveva una speciale predilezione per la cronaca urbana e s'interessava d'ogni fatterello privato, che il conte aveva tutt'altro per la testa, e che invece il presunto amante doveva essere quel Giunio Baroggi dilettante di viola, il conte Alberico a tale notizia si sentì riposto in sella, perchè comprese che coi milioni non era difficile a scavalcare un giovine non ricco. Tornò pertanto a tempestare il cugino marchese F..., tutore delle sue figlie, perchè s'interessasse a tal faccenda; il marchese aveva creduto bene, come sappiamo, di parlarne a monsignor Opizzoni, suo conoscente intimo, siccome all'unico personaggio adatto a compor simili negozj. Le cose erano a questo punto, quando avvenne la scena procellosa tra il giovine Suardi e il marchese F...
      Questa scena, non tanto per sè stessa, ma per le sue conseguenze, venne a sconcertar le speranze e i disegni di Alberico. Ma prima di spiegarne il modo, dobbiamo intrattenere il lettore d'altri fatti.
      Monsignore Opizzoni erasi assunto l'impegno di parlare coi conjugi Gentili, dimentico, nella sua qualità di santo, di ogni rancore avuto secoloro, e certo d'altra parte di fare un'opera meritoria, col salvare cioè un'anima già ipotecata al diavolo, e col togliere con un colpo maestro una fanciulla ancora innocente dagli orrendi pericoli che la carriera del teatro le veniva minacciando.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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