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      Questo nano era prepotente anco non provocato, e faceva professione di tentar tutte le donne del circondario con parole e con fatti, pe' quali avvennero innumerevoli risse, e si appoggiaron randellate famose, e corse anche qualche coltellata. Tra i socj della Teppa che s'incontrarono in costui quella tal notte, v'era l'atletico Milesi, il quale amoreggiando una servotta che stava ne' Pennacchiari, aveva sentito da lei che el nan Gasgiott le aveva dette parole non mica belle. Ognuno può immaginarsi che tempesta di cazzotti cadde sull'ampia schiena del nano, e come esso non riuscisse a svincolarsi dalle ferree mani del Milesi, che lo trasportò seco all'osteria del Falcone, e qui, incontratosi coi barone Bontempo, questi propose al Milesi di portare il famoso nano in campagna e colà sottoporlo ad un regime severo, che lo preparasse a diventar più calmo e trattabile per l'avvenire.
      Siccome da pensiero nasce pensiero, così nelle teste di quei giovinotti buontemponi, che talvolta spingevan le pazzie fino all'ingiustizia ed alla crudeltà, nacque la idea di organizzare un rapimento di tutti i nani più vistosi della città. I Romani fecero il ratto delle Sabine; i pirati greci e turchi rapivano le beltà delle isole greche e dell'Eritreo o della Cascemira per provvedere odalische ai voluttuosi emiri. La Compagnia della Teppa tese invece i suoi agguati a quanti ebbero gambe tortuose e menti da gnomo. Se il fatto fosse continuato per molto tempo, i nani, diventati oggetti di lusso, sarebber saliti a prezzi d'affezione.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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